sabato 14 gennaio 2017

Gli attimi di silenzio


Gli attimi di silenzio, in certe ore del mattino del sabato, appaiono interrogativi. Si dilatano come lampade misteriose, alle quali si vorrebbe rispondere; ma dove vi è sempre qualcosa che impedisce una risposta, una sorta di bavaglio sul paralume. Lo stesso silenzio, come questo mattutino del sabato, impedisce il completamento della domanda, la sua risoluzione nell'armonia, il segno fermo della sua diagonale religiosa. Una domanda composta attenderebbe una risposta altrettanto composta, quanto un accordo sospeso in una cadenza piccarda. Ma i frammenti interrogativi di questi attimi appena imbavagliati del sabato, non possono fare altro che dilatarsi in risposte frammentarie e altrettanto silenziose. Nell'incontro muto di questi flussi spesso si nasconde un movente che porta a rompere lo stesso silenzio. A concedersi al lutto della parola scritta. Per creare una certa connessione tra quello che il silenzio interroga e tra quello che lo stesso silenzio risponde o sottende alla missione di una possibile risposta. A volte basterebbe un suono, anche un solo fruscio, per interrompere questa comunicazione così violenta, pur se fatta di assenze e di risonanze invisibili. Dentro di me, quando scrivo, accade sempre qualcosa che ha a che fare con la voragine del silenzio, con quanto valga la pena davvero di sporcarla, di infrangerne la nettezza dei bordi, la purezza cattolica nel bianco del suo muro. Eppure è solo da questa grana minuziosa che posso partire in una mia direzione. Attraverso la follia del disordine rimpaginare l'esattezza del gelo. Da qualcosa di trattenuto, di oscuro, potrò forse avventurarmi nella luce fredda dell'inverno, come in una cavalcata polverosa di neve slanciata di furia dentro di me. Ma tra poco il mattino di questo sabato sarà più maturo. I passi dal piano di sopra diventeranno delle nuovi voci, molto più concrete dei frammenti di domande e di risposte inesplose che si sono avvicendate, nella loro forza come nel loro riserbo, in questo primo mattino. Ancora qualche minuto e ascolterò l'accensione dei motori dai garage, lo scroscio delle tapparelle, il tintinnio delle tazzine. E questo mattino ritornerà convenzionale, pur nel suo fobico disegno cittadino. A volte è davvero una questione di istanti. Scrivere qualcosa un attimo dopo un certo impulso, quando è ormai già passato e quindi anziano, non sarà mai più lo stesso. Ed è in questa lotta misteriosa contro il tempo e con il suo silenzio, che preferisco scrivere e poi tacerne. Come ombra di questo giorno e di questo nuovo sabato in chiaro, con dentro l'azzurro di un muro del Vomero, l'alone di rossetto sul bicchiere, l'insegna romantica di Gay-Odin in controluce. E raccontare. Ancora: ma tacendone sempre di più. Come se tutta la mia vita respirasse nell'alba tersa di un inverno in sordina.










0 commenti: