mercoledì 8 febbraio 2017

Libri nella luce del pomeriggio


Martedì. Giornata chiara di sole. Prima di raggiungere il posto di lavoro, nel primissimo pomeriggio, mi sono allungato per il tratto storico dedicato ai vecchi librai, dove ho acquistato due libri di Carlo Cassola, che ho visto brillare nel sole delle due: "Paura e tristezza" (Prima edizione: 1970) e "Il cacciatore". Due bellissime edizioni Einaudi, che mancavano alla mia collezione. Adesso dovrei solo recuperare"Il taglio del bosco", che mi sono lasciato sfuggire due volte, circa un annetto fa la prima, nell'edizione che desideravo, ma che non so perché tralasciai; in un'edizione diversa e davvero malridotta, la seconda volta, circa due settimane fa in questo caso non mi sono pentito della mia rinuncia. Ma in entrambi i casi l'incontro con "Il taglio del bosco" è  avvenuto in un giorno umidiccio, con poca luce, in un vicoletto tutto bagnato. In un'aria diversa, quindi. Non era forse lo scenario giusto per un incontro, pensavo. Non come quello di ieri.
Questi due libri trovati all'aperto, nella luce delle due di un martedì, già risuonavano vivi al solo contatto, della loro scrittura. Li sentivo già nell'aria, nella memoria, negli occhi, ancora prima di averli letti e compresi e semmai anche capiti prima di amarli o amati prima di capirli.
Mi accorgo che il processo – o anche destino – di lettura, così come quello di scrittura, comincia molto prima dell'impatto con il libro. È cominciato dai miei passi, dal mio cammino leggero del dopo pranzo e nella strada percorsa ieri, dal caso magnifico nell'incontrare quei due volumi proprio in quella particolare luce e inclinazione emotiva e proprio in quelle edizioni che cercavo, con quel tipo di aria, di sollievo e di leggera passione intorno, che rendeva tutto profondo e così diverso dal solito. E ancora oltre, anche dopo aver letto i libri, tutto questo rimane e rimarrà, avvincente e consolatorio, come qualcosa di vinto senza nemmeno aver giocato. Restando sempre più convinto che esistono libri che davvero cambiano l'aria dentro e intorno, anche per chi non li leggerà mai. Per il solo fatto di esistere.


















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